Amici di Quiudinelibera, nelle righe che seguono vi racconteremo una vicenda di malasanità, vissuta sulla sua pelle (è proprio il caso di dirlo) dalla Signora Ariella Pozzar, che, diversamente da altri cittadini che magari si lamentano per le carenze di un servizio che abbiamo strapagato da anni e però poi in pubblico tacciono, ha deciso di portare alla conoscenza di tutti quello che appare come un abuso e un disservizio.
La storia ha inizio il giorno sabato 30 maggio scorso, quando la signora Ariella si reca alla Guardia Medica di Feletto Umberto, per quella che sembra una allergia a un farmaco.
Viene rassicurata ma, vista la recrudescenza di un’eruzione cutanea con febbre alta, prurito e forti dolori, il giorno dopo, domenica 31 maggio, alle 6.30 del mattino va al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Udine, ma, malgrado oltre a lei ci sia solo un altro paziente in attesa, si ritrova ad aspettare parecchio.
Dopo quattro ore di attesa, la signora Pozzar va allo sportello e insiste, considerato lo stato di permanente e forte malessere, per essere ricevuta e finalmente viene visitata.
Il medico che effettua la visita, le spiega che all’ospedale di Udine non ci sono dermatologi in servizio durante i giorni festivi e, consegnatole una borsa di ghiaccio secco, la invita a tornare il giorno dopo, provvista dell’impegnativa del medico di base.
Così, la signora lunedì mattina è di ritorno e, previo pagamento di un ticket di 39 Euro, viene visitata piuttosto sommariamente dal dermatologo di turno, che, malgrado abbia appreso dalla paziente che la stessa è particolarmente sensibile agli effetti degli antibiotici, le prescrive comunque una cura di 3 pastiglie di antibiotico al giorno, fra l’altro decisamente costosa.
Il giorno dopo, la signora Ariella è dal suo medico di base, che le esprime delle perplessità circa la terapia che le è stata indicata, tuttavia, afferma, “se il dermatologo ha prescritto questa cura, sarà il caso di seguirla.”
Il lunedì successivo, in condizioni di netto peggioramento, Ariella Pozzar si reca nuovamente all’ospedale di Udine, dove viene visitata da un altro dermatologo, che le conferma che la terapia che le è stata prescritta è inadeguata e, alla richiesta della paziente di poter essere seguita un po’ meglio, le risponde che “qui non abbiamo reparto di dermatologia” e che, oltre a cambiarle la cura, altro non può fare.
Intanto, la signora Pozzar si ritrova con il volto in fiamme e le lacrime agli occhi a causa del fortissimo prurito e dei dolori.
Chiede se esiste qualche lenitivo almeno per calmare il bruciore e il medico le risponde sbrigativamente di no e aggiunge: “Quando esce, si ricordi di pagare il ticket.”
La misura è colma e la signora Ariella se ne esce sbattendo la porta e si dirige verso l’ala del nosocomio che ospita il Tribunale dei Diritti del Malato, decisa a ottenere un minimo di ascolto per il suo caso ma, anche qui, amara sorpresa: gli uffici sono vuoti, non c’è modo di parlare con nessuno.
Ritorna a casa e, malgrado l’assunzione dei nuovi farmaci, lo stato di malessere non si attenua; a questo punto, su consiglio di un amico, decide di di rivolgersi all’Ospedale di San Daniele del Friuli per ottenere un altro responso medico.
Nel pomeriggio di lunedì, la signora viene visitata e, questa volta, incontra un contesto completamente diverso, fatto di cortesia e sollecita disponibilità: le vengono consigliati dei farmaci per attenuare la febbre e il forte prurito e Ariella riesce a tranquillizzarsi.
Da notarsi che, alla fine, Ariella Pozzar non ha inteso, con la sua testimonianza, farsi avanti per chiedere eventuali risarcimenti o presentare denunce, ma semplicemente, sono parole sue, “invitare chi di dovere a essere più disponibile e attento verso chi sta male”.
E non si può che darle ragione.
r. v.
V. anche : https://www.facebook.com/ariella.pozzar/videos/667657836699651/?pnref=story