CONTRO IL RICATTO VACCINALE

Il ricatto vaccinale è un atto criminale: denunciamo il Governo Draghi.

CONTINUIAMO A DIFFONDERE: ” DENUNCIAMO MARIO DRAGHI!”
SCARICATE E DEPOSITATE IN MASSA LA NOSTRA DENUNCIA!
OGNI PERSONA CONTRARIA AL RICATTO VACCINALE DOVRA’ DEPOSITARLA, DEVONO ESSERE MILIONI!
AVANTI!
MASSIMA CONDIVISIONE!

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Il Maestro Invisibile

 

Pur senza essere mai assurto a grande notorietà, Claudio Schiavon ci ha lasciato centinaia di schizzi, disegni a china, a matita e a pastello, in particolare delle vedute di campagna e di bosco ispirate a paesaggi della Bassa friulana e del circondario udinese e dei bellissimi pastelli sulla Udine degli anni Settanta e Ottanta, ciascuno uno spaccato di vita.

Grande Anima

Claudio Schiavon
1945 – 2000

Conobbi Claudio Schiavon a ventidue anni, nell’ormai lontano 1986, a Udine presso la Cooperativa Libraria Borgo Aquileia, nostro comune punto di riferimento per incontri e letture.
Fin dall’inizio rimasi affascinato dalla personalità e dalla vasta cultura di quell’uomo di quasi vent’anni più grande di me, che nella sua innata umiltà di carattere riusciva a trasmettere concetti e nozioni di grande portata con un eloquio semplice e chiarissimo, così che, nel mentre si affrontavano conversazioni di arte, politica e costume, egli compiva un’opera di istruzione che per me si rivelò superiore alle lezioni di molti docenti e più illuminante di molte letture.
La nostra frequentazione si svolse soprattutto fra il 1986 e il 1990.
Era un artista, Schiavon, un pittore per l’esattezza; ma purtroppo un’esistenza non facile gli impedì di arrivare a esprimersi al culmine delle proprie capacità.
E via via che ci frequentavamo, tra una mostra di pittura e la presentazione di un libro, egli mi raccontava la sua vita: dai primi anni a Muzzana del Turgnano, nella Bassa friulana, luoghi dei quali restano delle splendide immagini in alcune opere di Claudio, alla prima giovinezza dai Salesiani a Udine, poi il periodo universitario a Padova, durante il famoso Sessantotto, gli studi di lettere non portati a compimento per una sorta di ribellione politica e intellettuale al Sistema di allora.
Poi il ritorno in Friuli, gli anni vissuti come operaio di fonderia, l’esperienza di sindacalista nella lotta operaia degli Anni Settanta e, in seguito, il periodo più difficile, il crollo delle speranze e degli ideali della gioventù, per lui intellettuale formatosi sulle letture di Marx, di Marcuse; gli anni segnati da una serie di sventure personali e dalla mancanza di un lavoro stabile, l’impegno per seguitare comunque lungo un percorso umano e di espressione artistica non casuale ma sempre legato dal bisogno di tenere vivo il proprio patrimonio culturale ed ideologico e dalla ricerca di una realizzazione completa di sé.
Una vita difficile la sua, segnata anche dall’indifferenza di tanti, una vita che non ha potuto dare il massimo di se stessa, un uomo non comune costretto a contenere la sua personalità entro limiti troppo angusti.
Poi, verso la fine degli anni Novanta, una grave malattia e ciò malgrado la volontà di continuare la vita di tutti i giorni e l’attività artistica con incredibile ottimismo ed impegno, fino all’ultimo giorno.
Fino alla sua scomparsa, nel settembre del 2000, a soli cinquantacinque anni.
Mi rimane il caro ricordo della sua sensibilità e generosità, di quella che scherzosamente io, tanto più giovane, chiamavo la sua “saggezza”.
Claudio Schiavon resta per me un esempio delle migliori qualità di un uomo di cultura di sinistra, quella sinistra forse ormai scomparsa che si sentiva Popolo senza mai scadere in un facile populismo, quella sinistra storica combattiva ma mai chiusa alla possibilità di confrontarsi con l’altro da sé, convinta dei propri contenuti ma capace di una visione non unilaterale della realtà.
Al mio caro amico che non c’è più, a vent’anni anni dalla sua scomparsa, voglio dedicare un rimpianto e un sorriso, certo come sono che molto di quell’ideale di eguaglianza al quale egli seppe credere per tutta la vita ancora vive ed è speranza e forza per noi ed anche per chi verrà dopo di noi.

Renato Valusso

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PRECARIETA’ E DISOCCUPAZIONE IN FRIULI: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Il mio intervento a Ore7 del 28 Gennaio 2019 su Telefriuli.
Un Grazie in particolare a Davide Vicedomini e a Rossano Cattivello.
Ci rivolgiamo alle Istituzioni in FVG per presentare le nostre istanze.
CHIUNQUE SIA INTERESSATO, potrà scrivere a friulicontrolacrisi@libero.it e a eurosportello@tutelare.it
Vi aspettiamo.
Renato Valusso

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UNA NOVITA’ DEGNA DI NOTA

Seguite il blog La Casa di Giano!
Il sapere giuridico sposa i Diritti Dell’Uomo e del Cittadino online!
Scrivete a:
lacasadigiano@virgilio.it

https://lacasadigiano.wordpress.com/

C.d.G.

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EN PASSANT . . .

CARI AMICI, HO VOLUTO TOGLIERMI UNO “SFIZIO”; PUR ESSENDO DA TEMPO PRIVO DI UNA OCCUPAZIONE STABILE E CON POCHI QUATTRINI, ABITO IN UNA CASA DI PROPRIETA’ OLTRETUTTO NON PROPRIO PICCOLA, COSI’ HO PENSATO DI INFORMARMI PRESSO CHI DI COMPETENZA PER SAPERE SE MI SAREBBE POSSIBILE OSPITARE DEI PROFUGHI.
L’HO FATTO PER VEDERE SE QUELLO CHE CREDEVO AVREBBE TROVATO CONFERMA E COSI’ E’ STATO; SAPETE, IO MI RISCALDO ALLA PEGGIO CON UNA VECCHIA STUFA A LEGNA E PER LA SPESA QUOTIDIANA DEVO MIRARE IL CENTESIMO.
LA RISPOSTA E’ STATA QUESTA: NON POSSEGGO I REQUISITI MINIMI PER GARANTIRE A CHI FUGGE DA GUERRA E MISERIA UN’OSPITALITA’ ADEGUATA.
BISOGNA DISPORRE DI LOCALI BEN RISCALDATI PROVVISTI DI SERVIZI IGIENICI A NORMA E ASSICURARE DUE PASTI CALDI AL GIORNO.
PERFETTAMENTE COMPRENSIBILE; E’ ANCHE VERO CHE UN CITTADINO ITALIANO IN POVERTA’ PUO’ ANCHE VENDERSELA, LA CASA.
IL MIO DUBBIO PERO’ E’: SE IO MI TROVASSI IN UNA CONDIZIONE ANCORA PEGGIORE, PRIVO DI UN TETTO, ALLA STESSA STREGUA INSOMMA DI UN PROFUGO, LA STRUTTURA ASSISTENZIALE ITALIANA SI ATTIVEREBBE ANCHE PER ME, PER ASSICURARMI IN DEFINITIVA UNA CONDIZIONE DI VITA TUTTO SOMMATO MIGLIORE DELLA MIA ATTUALE?
NON SONO RAZZISTA NE’ “BUONISTA”: ESPRIMO SEMPLICEMENTE ALCUNE CONSIDERAZIONI.
Renato Valusso

V. ANCHE:  http://friulicontrolacrisi.altervista.org/blog/download2EA2925F4E8161951509357E392856A0C8DD69FB9A6CE053500A5DD0B54EA70D

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BENVENUTI SULLA PAGINA I QUADRI DI SNaAn


I QUADRI DI SNaAn

SNaAn realizza dipinti a olio e/o acrilico su tela, faesite e altri materiali, in uno stile che si richiama al surrealismo, con l’utilizzo di soggetti legati ai temi di base dell’esistenza, con un senso talvolta improntato a una visione umoristica delle cose.
Chi fosse interessato a un acquisto o desiderasse altre informazioni, può scrivere a: lucikino@libero.it

Visitate la Pagina:
https://www.facebook.com/I-Quadri-DI-SNaAn-1626506997603…/…/

 

Spirito veneziano

SNaAn 2015

Olio/Acrilico su tela

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CITTADINI E SANITA’: LA 2° VOLTA DI ARIELLA

Cari Lettori, oggi pubblichiamo sul blog di Quiudinelibera una lettera, scritta da un cittadino il cui nome è già noto a chi ci segue, e rivolta ai vertici dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine.
Autrice della missiva è la Signora Ariella Pozzar, della quale in un precedente post abbiamo descritto la travagliata vicenda relativa a un problema di salute non adeguatamente affrontato dalla sanità pubblica (v.qui) e che, più recentemente, in seguito a un incidente stradale occorsole il 14 luglio scorso, ha subito un ricovero di una decina di giorni presso il nosocomio udinese, durante il quale ha riscontrato una serie di disagi e disservizi.
Siccome la Signora Pozzar appartiene a quella ristretta fascia di cittadini che conoscono bene i propri diritti e doveri e che ritiene giusto farli rispettare, non ha esitato a mettere per iscritto quello che ha constatato ed eccoci di nuovo a rendere pubbliche le sue osservazioni: ci sembrano una lettura interessante e ci auguriamo che chi deve intendere intenda.
A presto
Renato Valusso

Spettabile Direttore,

io sono una persona qualunque, che ha avuto la sfortuna di venir investita da un’autovettura mentre guidavo il motorino, ricavandone una gamba fracassata oltre a contusioni varie.
Da questo comincia l’odissea infinita di un degente ricoverato in Ortopedia nell’ospedale di Udine, nel padiglione nuovo n. 15.
Struttura nuovissima, architettonicamente splendida, con entrate e sale di attesa splendide, simili a un aeroporto ultramoderno.
Ma le cose cambiano vissute sulla pelle di un degente ricoverato.
Dopo 15 giorni di degenza faccio le mie osservazioni sui tagli di spesa voluti sulla sanità attuale e finiamola di dire che a Udine va tutto bene!
Per prima cosa vorrei sottolineare che l’amministrazione locale ha voluto agglomerare due reparti in uno, cioè ortopedia più clinica ortopedica, però il personale operativo è stato ridotto a quello di un solo reparto: due soli infermieri per 60 pazienti e un solo termometro per tutto il reparto, che passa da un paziente all’altro!
Gli inevitabili disagi sono all’ordine del giorno: per esempio, se ti devono accompagnare in bagno è probabile che ti dimentichino lì per parecchio tempo, non per noncuranza del personale ma perché, con tutti i campanelli che suonano, gli operatori fanno quel che possono con i pochi strumenti che hanno.
A volte fanno doppi turni, anche di 17 ore, per poter fare con coscienza il loro lavoro che, sottolineo, svolgono con passione, gentilezza e amore.
Io sono una volontaria della mensa della Caritas e vi assicuro che il cibo offerto lì è di gran lunga superiore a quello della mensa che ha vinto l’appalto in ospedale, che invece sembra preparato con alimenti di ultima scelta.
Perché non far concorrere all’appalto anche la Caritas? Almeno si mangerebbe meglio!
Tanto, ormai, si va avanti solo con la carità umana anche se la sanità la si è pagata e ancora la si paga profumatamente.
I pasti serali vengono serviti alle 17.30 perché gli operatori devono finire il servizio alle 19.30, altrimenti la loro ditta deve pagare lo straordinario notturno.
I bagni costruiti nel padiglione nuovo sembrano delle donne truccatissime che però non si lavano da mesi, infatti sono piccoli, con tubi che perdono e porte pesanti, penso ideate da chi non sa cosa vuol dire essere un cittadino normale e disabile, obbligato a ricorrere al servizio pubblico. Sono porte che, se si chiudono sulle carrozzine, probabilmente ti fratturano anche le ossa rimaste sane!
Gli armadi a muro nelle stanze sono strettissimi e quasi inagibili, praticamente non ci sta niente.
Le pulizie sono ridotte al minimo, 2 minuti e mezzo per stanza, l’acqua è un optional.
Quando vieni dimesso, poi, ti devi districare con un altro incubo: i dispositivi medici ( tutore, carrozzina, stampelle ) a cui il malato avrebbe diritto per la riabilitazione, sono stati talmente ridotti che, anche se chi ne ha bisogno poi li restituirebbe, non te li danno.
Quindi, o si può far ricorso ad amici e parenti o bisogna rivolgersi a delle onlus che, versando un obolo, li impresti.
Ma se uno non ha i soldi per l’obolo?
Quando poi si deve iniziare la riabilitazione, si deve correre su e giù per la fisioterapia: e se qualcuno è da solo, che fa?
Può ricorrere a un’altra onlus, a pagamento e neanche tanto economico.

Concludo drasticamente: se il mio numero è uscito perché devo essere eliminata prima di andare in pensione, così si risparmia…lo accetto!
Però fatemi l’iniezione letale, non fatemi soffrire, quella non viene negata neanche ai cani!
O volete risparmiare anche lì?

Grazie
Ariella Pozzar

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STAI MALE, NON C’E’ IL MEDICO, POI TI SBAGLIANO LA CURA, MA L’IMPORTANTE E’ CHE TU PAGHI IL TICKET

Amici di Quiudinelibera, nelle righe che seguono vi racconteremo una vicenda di malasanità, vissuta sulla sua pelle (è proprio il caso di dirlo) dalla Signora Ariella Pozzar, che, diversamente da altri cittadini che magari si lamentano per le carenze di un servizio che abbiamo strapagato da anni e però poi in pubblico tacciono, ha deciso di portare alla conoscenza di tutti quello che appare come un abuso e un disservizio.

La storia ha inizio il giorno sabato 30 maggio scorso, quando la signora Ariella si reca alla Guardia Medica di Feletto Umberto, per quella che sembra una allergia a un farmaco.
Viene rassicurata ma, vista la recrudescenza di un’eruzione cutanea con febbre alta, prurito e forti dolori, il giorno dopo, domenica 31 maggio, alle 6.30 del mattino va al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Udine, ma, malgrado oltre a lei ci sia solo un altro paziente in attesa, si ritrova ad aspettare parecchio.
Dopo quattro ore di attesa, la signora Pozzar va allo sportello e insiste, considerato lo stato di permanente e forte malessere, per essere ricevuta e finalmente viene visitata.
Il medico che effettua la visita, le spiega che all’ospedale di Udine non ci sono dermatologi in servizio durante i giorni festivi e, consegnatole una borsa di ghiaccio secco, la invita a tornare il giorno dopo, provvista dell’impegnativa del medico di base.
Così, la signora lunedì mattina è di ritorno e, previo pagamento di un ticket di 39 Euro, viene visitata piuttosto sommariamente dal dermatologo di turno, che, malgrado abbia appreso dalla paziente che la stessa è particolarmente sensibile agli effetti degli antibiotici, le prescrive comunque una cura di 3 pastiglie di antibiotico al giorno, fra l’altro decisamente costosa.
Il giorno dopo, la signora Ariella è dal suo medico di base, che le esprime delle perplessità circa la terapia che le è stata indicata, tuttavia, afferma, “se il dermatologo ha prescritto questa cura, sarà il caso di seguirla.”

Il lunedì successivo, in condizioni di netto peggioramento, Ariella Pozzar si reca nuovamente all’ospedale di Udine, dove viene visitata da un altro dermatologo, che le conferma che la terapia che le è stata prescritta è inadeguata e, alla richiesta della paziente di poter essere seguita un po’ meglio, le risponde che “qui non abbiamo reparto di dermatologia” e che, oltre a cambiarle la cura, altro non può fare.
Intanto, la signora Pozzar si ritrova con il volto in fiamme e le lacrime agli occhi a causa del fortissimo prurito e dei dolori.
Chiede se esiste qualche lenitivo almeno per calmare il bruciore e il medico le risponde sbrigativamente di no e aggiunge: “Quando esce, si ricordi di pagare il ticket.”
La misura è colma e la signora Ariella se ne esce sbattendo la porta e si dirige verso l’ala del nosocomio che ospita il Tribunale dei Diritti del Malato, decisa a ottenere un minimo di ascolto per il suo caso ma, anche qui, amara sorpresa: gli uffici sono vuoti, non c’è modo di parlare con nessuno.
Ritorna a casa e, malgrado l’assunzione dei nuovi farmaci, lo stato di malessere non si attenua; a questo punto, su consiglio di un amico, decide di di rivolgersi all’Ospedale di San Daniele del Friuli per ottenere un altro responso medico.
Nel pomeriggio di lunedì, la signora viene visitata e, questa volta, incontra un contesto completamente diverso, fatto di cortesia e sollecita disponibilità: le vengono consigliati dei farmaci per attenuare la febbre e il forte prurito e Ariella riesce a tranquillizzarsi.

Da notarsi che, alla fine, Ariella Pozzar non ha inteso, con la sua testimonianza, farsi avanti per chiedere eventuali risarcimenti o presentare denunce, ma semplicemente, sono parole sue, “invitare chi di dovere a essere più disponibile e attento verso chi sta male”.
E non si può che darle ragione.

r. v.

V. anche : https://www.facebook.com/ariella.pozzar/videos/667657836699651/?pnref=story

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UNA MANO LAVA L’ALTRA . . .

Da Friuli Contro La Crisi:

IL GRUPPO SPONTANEO DI CITTADINI FRIULI CONTRO LA CRISI LANCIA LA SEGUENTE PROPOSTA: IN VISTA DEI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE DI UNA PALAZZINA DELL’EX CASERMA “CAVARZERANI” A UDINE, ALLO SCOPO DI OSPITARE CIRCA 120 PROFUGHI, CHIEDIAMO CHE PER LE OPERAZIONI DI RIPRISTINO DELL’IMMOBILE SI PROCEDA ALL’ASSUNZIONE DI MANODOPERA SPECIALIZZATA E GENERICA ATTINGENDOLA DALLE LISTE DEI DISOCCUPATI RESIDENTI IN UDINE E ZONE LIMITROFE.

TUTTI I MEMBRI DI FRIULI CONTRO LA CRISI OFFRONO FIN D’ORA LA PROPRIA DISPONIBILITA’ A PARTECIPARE.
QUESTO PERCHE’ IN TAL MODO LE LOCALI ISTITUZIONI DAREBBERO UN FORTE SEGNALE DI EQUITA’ SIA VERSO COLORO CHE VENGONO ACCOLTI CHE NEI CONFRONTI DEI CITTADINI ITALIANI DISOCCUPATI.
QUESTO APPELLO VERRA’ INVIATO A TUTTI GLI ENTI PUBBLICI COINVOLTI NELL’INIZIATIVA E DIRAMATO A TUTTI I PRINCIPALI MEDIA REGIONALI E NAZIONALI.
ULTERIORI NOTIZIE PRESTO SUL NOSTRO BLOG.

r. v.

V. LINK

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COOPERATIVA DI LAVORO PER L’AUTOCOSTRUZIONE IN BIOEDILIZIA MEDITERRANEA: APPELLO AI CITTADINI

Amici del blog, riportiamo qui pari pari l’ultimo post apparso sul blog di Friuli Contro La Crisi, in merito a una iniziativa che riteniamo essere valida dal punto di vista sociale ed economico per il nostro Friuli.

Friuli Contro La Crisi e l’Associazione Italiana Biocostruire Mediterraneo(A.I.BI.M.) intendono dotarsi di una struttura operativa in vista della realizzazione del comune progetto di ristrutturazione degli immobili demaniali in disuso, mirato alla realizzazione di unità abitative, attività artigianali e commerciali, attività sociali, concepite in autocostruzione, bioedili, autosufficienti energeticamente a costi particolarmente sostenibili.

L’intento è quello di costituire una cooperativa che in start up (dotandosi di strumenti di finanziamento regionale, nazionale e comunitario) vuole porsi sul mercato della edilizia bioedile, del risparmio energetico, dell’autocostruzione, dando lavoro ai soggetti giovani e meno giovani in cerca di un impiego, con innovative metodologie costruttive e operative adatte anche a una percentuale di soggetti non necessariamente operanti nel campo dell’edilizia.

RIVOLGIAMO PERTANTO UN INVITO A COLORO CHE SONO INTERESSATI ALLA NOSTRA INIZIATIVA, PER UN INCONTRO CONOSCITIVO DELLA PROPOSTA.

SE POSSEDETE DELLE COMPETENZE IN CAMPO EDILE, TERMOIDRAULICO, ELETTRICO, SERRAMENTISTICO, ECC., SE SIETE DISOCCUPATI, SE SIETE DISPONIBILI A LAVORI MANUALI E NON E REPUTATE INTERESSANTE LA NOSTRA PROPOSTA, SE NECESSITATE DI UN ALLOGGIO PER VOI E LA VOSTRA FAMIGLIA, SE NECESSITATE DI UNA SEDE PER LA VOSTRA ATTIVITA’ COMMERCIALE, ARTIGIANALE O SOCIALE, E SIETE DISPONIBILI A REALIZZARLI COLLABORANDO CON NOI, SCRIVETECI PER ULTERIORI INFORMAZIONI E CONTATTI A:
friulicontrolacrisi@libero.it   ALLEGANDO CURRICULUM VITAE.

PER COMINCIARE, METTIAMO SUBITO IN CAMPO LA GRANDE PROFESSIONALITA’ e KNOW HOW DI A.I.BI.M. E IL FERREO IMPEGNO SOCIALE DI Friuli Contro La Crisi.

A presto.

Renato Valusso Coordinatore FCLC

Elvio Ermacora Presidente A.I.BI.M.

autocostruzione

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